Ogni martedì e giovedì pomeriggio da circa due anni e mezzo, al PalaBlu di Moncalieri si scrive una bella storia di sport e di vita. Gli autori e protagonisti sono Francesco, Allegra, Giuliana, Davide, Alessandro e Monica, giocatori di tennis tavolo paralimpico; li accomuna la passione per la loro disciplina sportiva, scoperta grazie all’olimpionica Patrizia Saccà. Tutti, quando tengono in mano la racchetta, si dimenticano della loro disabilità, semplicemente perché il tennis tavolo costringe a pensare ad altro. Allena la mente, i riflessi e anche il fisico e, dal punto di vista tecnico, è un mondo vastissimo che non si finisce mai di esplorare. È un gioco e quindi aggrega; è meno difficile combattere la disabilità divertendosi con un gruppo di amici.
Il gruppo è nato circa due anni e mezzo fa, quando la società GASP Moncalieri presieduta da Alberto Selmi ha deciso di aprire la propria sezione paralimpica di tennis tavolo. Gli istruttori responsabili sono Patrizia e Salvatore Caronia. Insegnano i colpi e soprattutto trasmettono la loro passione. È anche grazie a loro se con il tempo i ragazzi iniziano a guardare un “semplice divertimento” con occhi diversi, trasformandolo in agonismo e voglia di migliorare. Lottano per un obiettivo, ma questo fa parte del loro essere sportivi; lo erano prima dell’incidente o della malattia e lo sono anche adesso.
Alessandro e Francesco giocavano a basket, Davide ha sempre giocato a tennis tavolo. Allegra militava in serie A di softball e da quando è in carrozzina ha sperimentato scherma, handbike e tiro con l’arco. Giuliana ha praticato judo per vent’anni, poi si è dedicata alla corsa in montagna; è ancora ricoverata in unità spinale, ma ha già provato tennis e canottaggio. Un po’ come Monica, che oltre al tennis tavolo nuota e va in palestra, anche se più che altro come fisioterapia. Lo sport è però soltanto una parte della loro vita, perché tutti studiano o lavorano.
La disabilità non li ha resi diversi dagli altri. Ciò che li rende diversi e migliori è la positività con cui affrontano tutti i giorni. La prima vita – quella precedente alla disabilità – è un libro pieno di ricordi belli, che ogni tanto tornano alla mente e che, anche se con un po’ di nostalgia, non hanno paura di condividere. Ma dopo l’incidente hanno voltato pagina, mettendo da parte il passato e pensando al futuro.
Dopo i rispettivi incidenti Francesco e Allegra hanno imparato a fare tutto con la mano sinistra e, assicurano, è stato quasi automatico e oggi non ci pensano neanche più. Giocare con “l’altra mano” non ha impedito a Francesco di vincere una medaglia d’argento ai Campionati Italiani Giovanili e di partecipare agli Assoluti. Davide gioca in piedi e, seppur limitato nei movimenti delle gambe, si confronta spesso con i normodotati nei campionati a squadre. Nella sua categoria paralimpica è quarto nella classifica italiana, con un passato da numero 3.
Alessandro ha invece ricominciato da poco a giocare a tennis tavolo, dopo averlo scoperto qualche anno fa nel periodo della riabilitazione e dopo averlo abbandonato una volta tornato a camminare. Oggi non può sforzare gli arti inferiori, ma ha grande voglia di migliorare e si allena con intensità. Giuliana è concentrata sul suo recupero. Vuole tornare a lavorare in ospedale a Cuneo – è ostetrica – e vuole anche tornare a vedere la montagna e i suoi paesaggi, gli stessi che la portavano a correre sui sentieri sterrati.
Monica ha un grande sogno sportivo, il più grande: le Paralimpiadi. Sarebbe la tappa più gratificante per il suo lungo percorso sportivo; per coltivare questo sogno ha comprato un tavolo per potersi allenare anche a casa. E poi ha partecipato con i suoi compagni di squadra della GASP allo stage regionale organizzato dal Tennis Tavolo Torino. Quasi tutti, a luglio, saranno allo stage nazionale di Lignano Sabbiadoro, coordinato dal tecnico della Nazionale Italiana Alessandro Arcigli.
Che sia agonismo o semplice modo per divertirsi, il tennis tavolo è ormai un elemento fondamentale della loro vita, non solo sportiva. Allegra è di Milano e per poterlo praticare vicino a casa ha cercato a lungo una palestra accessibile; dopo averla trovata ha aperto con altri ragazzi la sezione paralimpica nella società di Nerviano. Una volta al mese è a Moncalieri per fare “il punto della situazione” con Patrizia e vedere su cosa esercitarsi nelle settimane successive.
Patrizia Saccà è un punto di riferimento per tutti. Non potrebbe essere altrimenti, perché è lei che li ha avvicinati alla disciplina, in unità spinale o nelle settimane multisport organizzate a Sestriere da Freewhite Fiat Autonomy Sport. “In unità spinale il tennis tavolo aiuta nella riabilitazione e in Freewhite è solo uno dei tanti sport che vengono proposti” spiega Patrizia, “ma il mio approccio è sempre lo stesso, mirato al divertimento ma soprattutto all’insegnamento della disciplina. Anche in una sola lezione cerco di impostare i fondamentali del gioco, per dare una base a chi vorrà continuare a giocare”.
Con racchetta e pallina ha coinvolto un numero incredibile di persone offrendo a tutti una via di fuga dalla disabilità, proprio com’era capitato a lei stessa. Alla GASP di Moncalieri ha trovato terreno fertile per il suo spirito di iniziativa e per i suoi progetti. “Avevamo lo spazio e conoscevamo Patrizia da molto tempo quindi abbiamo accettato di buon grado la sua proposta” spiega il Presidente Selmi, “il nostro è uno sport ‘povero’ ma con la passione e il sacrificio di società, allenatori, atleti e genitori si possono ottenere risultati importanti. Per noi la soddisfazione più grande è vedere che le persone tornano in palestra perché questo dà loro benessere”.
È ovviamente così per tutta la squadra paralimpica, seguita anche da Salvatore. “La forza di volontà dei ragazzi (che li conduce in palestra anche dovendo percorrere diversi kilometri in macchina dalle rispettive abitazioni) è energia anche per noi istruttori” afferma Salvo, che allenando atleti disabili ha scoperto tanti altri aspetti del suo sport.
“Amo il tennis tavolo per la sua completezza e per questo spingo la gente a provarlo” conclude Patrizia, “pochi diventano campioni (come in tutti gli sport del resto) perché questa disciplina richiede costanza e ripetizione degli stessi gesti per moltissimo tempo. Ma il risultato più bello è vedere i ragazzi che si impegnano e si divertono, praticando seriamente il tennis tavolo”.