Pallanuoto: Emanuele Azzi, la Torino 81 e i playoff, tra presente e passato

News Pallanuoto

Pubblicato il: 24/05/2016


pallanuoto - Torino 81

C’è una fotografia, scattata sulla terrazza esterna della piscina Monumentale, che ritrae la Torino 81 di qualche anno fa, seconda in stagione regolare e pronta per i playoff. E ce n’è un’altra più recente ma molto simile, che ritrae la squadra di quest’anno sulla balconata interna della piscina. Il tempo sembra essersi fermato, un po’ perché molti volti sono gli stessi, un po’ perché anche oggi la squadra ha concluso al secondo posto il girone nord ed è approdata al traguardo della post season. Alcuni ragazzi presenti nell’immagine più vecchia non giocano più, ma la maggior parte indossa ancora la calottina della Torino 81, che ormai è come una famiglia e una seconda casa. Tra questi c’è Emanuele Azzi, allora uno dei giovani e “ultimi arrivati”, oggi capitano e colonna portante della formazione gialloblu. Dopo un lungo stop per l’infortunio alla spalla è tornato al cento per cento della forma e anche grazie al suo pieno recupero la squadra ha vinto le ultime undici partite di campionato; in altre parole, tutte le sfide del girone di ritorno.

“La svolta è stata la sconfitta contro l’Albaro Nervi nell’ultima giornata di andata” spiega Emanuele, “avevamo giocato male, nervosi in acqua e fuori; così, anche approfittando delle due settimane di riposo, ci siamo fermati per un ‘esame di coscienza’, abbiamo chiarito i problemi e siamo ripartiti”. “È cambiato l’atteggiamento in allenamento” prosegue il capitano, “da quel momento tutti hanno iniziato a dare qualcosa in più a livello di intensità e sacrificio. Abbiamo affrontato le partite con una mentalità diversa, ne abbiamo vinte alcune e i successi hanno alimentato la fiducia, l’entusiasmo e la voglia di allenarsi”.

La Torino 81 ha vissuto le ultime settimane in un vortice di sensazioni positive; si è assicurata i playoff con largo anticipo, poi ha messo al sicuro il terzo posto e ha raggiunto il secondo alla giornata conclusiva. Niente è più pericoloso – sportivamente parlando – di un atleta o di una squadra consapevole di tutto il suo talento. “Sapevamo di avere il potenziale ma eravamo riusciti a esprimerlo solo a tratti” continua Emanuele Azzi, “se abbiamo cambiato marcia è stato anche grazie alla società, che è sempre stata vicina al gruppo. E poi ci sono servite le amichevoli settimanali, quelle di tutto l’anno contro la Dinamica e le tre giocate ultimamente a Savona”.

Torino 81 - Foto Giovanni Sibona Tacco

“A livello personale mi hanno dato grande carica le vittorie contro Padova e Bologna, la prima arrivata su un campo difficile e praticamente inespugnato in stagione, la seconda in casa nello scontro diretto per il quarto posto. Un altro stimolo è stato il fatto di non poter più sbagliare quasi nulla nel girone di ritorno per raggiungere i playoff, l’obiettivo fissato a inizio stagione. Oltre a raccogliere punti abbiamo giocato sempre meglio e anche ora la nostra prima preoccupazione sarà imporre il nostro gioco, a prescindere dall’avversario”.

Non sarà semplice, nella prima serie contro Salerno e nell’eventuale finale contro la vincente della sfida tra Roma, dominatrice del girone sud, e Lavagna. D’altronde i playoff rappresentano uno stimolo incredibile ed Emanuele Azzi lo sa bene, avendoli già giocati per tre stagioni consecutive, dal 2010 al 2012. Nella prima occasione i gialloblu andarono a sbattere contro l’Ortigia, poi promossa in A1; nella seconda superarono Civitavecchia in gara 3 della semifinale e si arresero all’Acquachiara in due confronti molto combattuti. Nel 2012, infine, uscirono contro Palermo. Oggi è il 2016, il nastro si è riavvolto, il ricordo congelato in una fotografia è tornato vivo e reale e la Torino 81 è pronta per sognare in grande.

“È impossibile fare pronostici in match come questi” conclude il capitano della Torino 81, “l’unica cosa sicura è che sono le partite nelle quali si spendono tutte le energie fisiche e mentali, in cui si riesce sempre a dare qualcosa in più. Si entra in acqua come se fosse una finale, come se fosse l’ultimo incontro della carriera. Sono le sfide che si vorrebbero sempre giocare, quelle per cui vale la pena allenarsi una stagione e anche una vita intera”.

Questo sito prevede l'utilizzo dei cookie. Continuando a navigare si accetta il loro utilizzo. OK Maggiori Informazioni