Nel 1879, sotto la presidenza del Gen. Conte Colli di Felizzano veniva fondato a Torino il Club Scherma per opera di un gruppo di gentiluomini del tempo e con la partecipazione del Principi di Casa Reale. Da allora una fervida attività sportiva, intesa nel pieno rispetto di una antica tradizione, costituì la ragione fondamentale della brillante ed incessante ascesa del Club.
La ginnastica e la scherma esprimono il fervore culturale e politico della Torino ottocentesca e sono parte attiva nell'evoluzione del costume e di quella che oggi chiameremmo cultura del corpo.
Il 17 marzo 1844 veniva costituita ufficialmente la Società Ginnastica Reale di Torino, la prima d'Italia, e il 18 agosto si inaugurava la prima palestra d'Italia tra il Viale ed il Valentino, allo scopo di << promuovere - come recita lo statuto - nel miglior modo possibile gli esercizi ginnastici nella capitale e nelle Province in ogni classe di persone >>. E proprio in seno alla S. G. R. bisogna inserire la primitiva attività di scherma. Infatti nel 1845, venne proposto un vero e proprio corso di scherma e l'anno successivo il Conte E. Ricardi di Netro cercava un locale adatto per aprire la prima scuola di scherma. A distanza di pochi anni veniva inaugurata la prima palestra dedicata alla scherma, in zona Valdocco, e nel 1879 più di 100 schermidori danno vita al Club Scherma Torino che stabiliva la propria sede nel Palazzo Thaon di Revel e affidava la presidenza al Conte Colli di Felizzano. Dopo la ginnastica e il canottaggio, in Piemonte, prendeva vita ufficialmente anche la scherma.
Tra coloro che cooperarono alla direzione e all'insegnamento è opportuno ricordare il celebre maestro Pagliuca, caposcuola e autore di un manuale un tempo assai apprezzato. Ricordiamo, poi, il maestro Russo, i maestri Lega, Schepisi e Bonioli, e, primo per l'amore con cui dedicò alla fortuna del Club i trentatré anni più fecondi della sua inesauribile attività, Luigi Colombetti.
Nei primi anni del XX secolo, in Francia, era nata una nuova specialità: la Spada. Nel decennio successivo veniva introdotta da Luigi Colombetti a Torino e da Guseppe Mangiarotti a Milano.
Anche Marcello Bertinetti, vincitore di 4 medaglie olimpiche, ricorda, in un prezioso e raro opuscolo, scritto di suo pugno, << Colombetti fu uno dei primi maestri in Italia, forse il primo, a dedicarsi allo studio della spada e abbiamo visto come. Fu Renaud, durante la sua permanenza a Torino nel 1901, che lo iniziò ai primi elementi della scherma da terreno. Non tardò molto ad eccellere anche in questa arma. Noi dilettanti non conoscevamo la spada. Fu Colombetti a istradarci su quella via >>. In breve tempo gli insegnamenti contribuirono a crescere la notorietà del circolo. In quei tempi il circolo fu teatro di spettacolari sfide storiche; ricordiamo quelle di Agesilao Greco, Masaniello Parise, Eugenio Pini, i fratelli Michele ed Edoardo Alajmo, Jean Joseph Renaud, Aldo Nadi e altri; tirarono in assalti memorabili Gaudin, Piquemal, Delevoye e numerosi olimpici delle vecchie e delle nuove generazioni, che ambivano tutti a misurarsi con i soci del club e ad apprendere l'arte dei loro maestri.
Le Olimpiadi dei primi decenni del Novecento furono la grande occasione e il luogo privilegiato per la verifica dei valori in campo. Un socio di rilievo del Club, Paolo Ignazio Thaon di Revel, campione d'Italia nel 1920 e nel 1921, conquistò la medaglia d'oro nella spada a squadre
alle Olimpiadi di Anversa del 1920 insieme ad Nedo e Aldo Nadi, Abelardo Olivier, Dino Urbani e Tommaso Costantino. Paolo Ignazio Thaon di Revel, anche dopo la giovanile stagione atletica continuò il suo appassionato impegno nel mondo dello sport, tanto che in qualità di delegato italiano del CIO fu promotore dei giochi olimpici di Roma (1960).
Sempre nella spada alle Olimpiadi di Parigi del1924 era medaglia di bronzo l'ingegnere Giovanni Canova in squadra con Bertinetti, Cuccia, Basletta, Mantegazza e Moricca. Nella stessa Olimpiade conquistava la medaglia d'oro nella sciabola a squadre anche un altro socio, il maggiore Renato Anselmi, che si sarebbe distinto nella stessa specialità con due nuove medaglie d'argento, ad Amsterdam nel 1928 e a Los Angeles nella X Olimpiade del 32.
Il Club, nel corso della sua storia, affrontò momenti di difficoltà che furono però sempre brillantemente superati e permisero di consolidarne la struttura e rafforzarne il prestigio.
Negli ultimi decenni dell'800 i problemi riguardavano essenzialmente il reperimento degli spazi adatti alle gare, l'istituzione di incontri e tornei, la scelta dei maestri e non ultimo nel 1933 il reperimento di giovani nei ruoli dirigenziali. Il presidente marchese Ferrero di Ventimiglia, dopo essere stato in carica 19 anni, diede le sue irrevocabili dimissioni e a sostituirlo fu il prof. Achille Mario Dogliotti, celebre chirurgo torinese, socio dal1924 e campione piemontese di fioretto negli anni '28-'30. Il neo eletto contribuì a consolidare le fortune del Club e in seguito occupò la carica di presidente dal1938 al 1956.
Ma il vero e drammatico problema furono le bombe della seconda guerra mondiale: la sede di via Ospedale fu colpita, strutture e attrezzature furono distrutte la società di fatto dispersa. Ma ecco il 1953. La vecchia "Palazzina delle Glicini", un edificio carlalbertino di elegante fattura neoclassica, ubicato nel Parco del Valentino, viene strappata al polveroso oblio e venne restaurata, ampliata e trasformata opportunamente dell'architetto Aldo Morbelli. Il Coni, a proprie spese, attrezza la palazzina per farne un centro schermistico all'avanguardia, crea anche i campi da tennis e la piscina, tutt'ora esistenti, e la consegna al Comune di Torino.
E' in questi anni con l'appoggio delle èlite cittadina, degli Agnelli, dei Focardi, dei Treves e con l'impegno dei vecchi soci quali il professor Dogliotti, Gabrielli di Quercita, lo sciabolatore Filogamo, l'intramontabile maestro Colombetti, ed il conte Thaon di Revel, si getta il seme di una vera e propria rinascita che in breve tempo produrrà successi e nuovi allori.
Sul piano tecnico si punta in alto: il direttivo del Club, con l'aiuto della Federazione di Scherma, ingaggia uno dei più famosi maestri, l'ungherese Bela Balogh, che assume la direzione del circolo affiancato dal suo fortissimo allievo Mikla e consigliato dal vecchio, ma sempre lucido e valido, Colombetti.
L'altissimo livello didattico e il carattere internazionale erano confermati dall'apporto delle migliori lame d'Europa, fior di maestri forgiavano i nuovi campioni: oltre a Balogh, il maestro per antonomasia che insegnava con uguale bravura il fioretto, la spada e la sciabola, era ungherese anche il maestro Janos Kevey, chiamato a Torino, insieme a Dario Mangiarotti, dal Masciotta negli anni Sessanta per rinnovare i ranghi e dare un'impronta di modernità alla scuola; polacco invece il maestro Egon Franke a cui veniva affidato il settore del fioretto sino alla stagione 2004 - 2005.
Fin dagli anni 50 si cominciavano a vedere gli effetti della riorganizzazione del circolo diretto Balogh, finalizzata a formare nuove forze giovanili. Anche la Federazione, in quel periodo, avvertiva la necessità di favorire un ricambio generazionale all'altezza della tradizione e cercava di fare del Gan Premio di Società il momento di fusione di tutti i campionati nazionali e di crescita delle migliori nuove leve del paese.
In questo contesto di accesa e vivace competizione tra le varie società del paese il Club Scherma Torino si affermava conquistando 11 scudetti tricolori e altrettanti Trofei "Nedo Nadi": un record impareggiabile ed un vero e proprio dominio dal 1957 al 1968, interrotto solo nel '59 dallo scontro tra il presidente Masciotta e il maestro Balogh e culminato dall'allontanamento di quest'ultimo.
Ma veniamo a Roma 1960. Finalmente, dopo il fallito tentativo del 1908, Roma riusciva ad ospitare il grande evento sportivo che più si rifaceva alla memoria del mondo antico. Le pedane olimpiche del Palazzo dei Congressi all'Eur divengono così il palcoscenico dei grandi della scherma mondiale e delle loro imprese. Per Giuseppe Delfino, il campione per eccellenza del Club di Torino, che ha ormai 39 anni ed è sulla breccia da un decennio, quella di Roma è l'ultima possibilità per conquistare la medaglia d'oro nella spada individuale, dopo essersi piazzato secondo alle spalle di Pavesi a Melbourne '56. E proprio a Roma sale sul gradino più alto del podio sia nella spada individuale sia nella spada a squadre.
Il Club Scherma Torino quindi, dopo più di 130 anni di vita, nel ripercorrere la propria storia può vantare non solo il grande prestigio di cui gode in Italia e in Europa ma anche successi e riconoscimenti a tutti i livelli.Tra gli allori può contare 37 medaglie olimpiche, 35 mondiali, 50 conquistate nei Campionati Italiani a squadre e35 nei Campionati Italiani individuali.
Sulle sue pedane hanno gareggiato atleti del calibro di Giuseppe Delfino, che ha svolto anche un ruolo di Presidenza, di Giorgio Anglesio e di Cesare Salvadori, e si sono forgiati molti azzurri quali Nicola Granieri, Mario Ravagnan, Roberto Chiari, Arturo Montorsi, Mario Vecchione, Carlo Calzia e Francesco Rossi, per citarne alcuni. In campo femminile spiccano tra gli altri i nomi di Vannetta Masciotta, Consolata Collino e Laura Chiesa.
Il 22 giugno 1967, il Club è stato insignito della Stella d'Oro al Merito Sportivo del Coni e il17 dicembre 2008 del Collare d'Oro al Merito Sportivo. Dal dicembre 2006 è stato designato dalla F.I.S. Centro Federale di fioretto per il Nord Italia. Inoltre, per la prima volta, gli è stata affidata l'organizzazione di una tappa della gara Nazionale Master delle sei armi, che i vertici del Circolo Torinese hanno deciso di dedicare al loro Vicepresidente recentemente scomparso, Cav. Mario Ravagnan.
Il Club Subalpino, oggi presieduto dall'azzurro di sciabola Mario Vecchione, nella stagione agonistica 2005/2006 ha organizzato al Palaruffini i Campionati Italiani Assoluti, individuali e a squadre, e in occasione dei Campionati del Mondo di Scherma (Torino 2006) ha ospitato gli allenamenti collegiali delle squadre nazionali italiana e spagnola.