Sport e bambini, dove non arriva la scuola devono arrivare le famiglie

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Pubblicato il: 15/11/2017



L’attività motoria ha effetti positivi sullo sviluppo psicofisico dei bambini, previene l’obesità e le malattie cardiocircolatorie e genera benefici anche per quanto riguarda l’apprendimento. Tutto questo non è certo una novità, ma adesso c’è anche uno studio realizzato dall’Istituto di Medicina dello Sport a confermarlo con nuovi dati sperimentali. La ricerca ha esaminato gli “Effetti della durata dell’attività motoria nella scuola primaria sulla massa corporea e sull’efficienza fisica”; è durata cinque anni e ha coinvolto circa 800 bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. L’attività prescelta per i giovani allievi è stata il minivolley – tre ore alla settimana e guidata da tecnici FIPAV – ottimo compromesso tra educazione fisica e gioco e, di conseguenza, divertimento. Un gruppo di bambini ha svolto l’attività per cinque anni, un altro gruppo per due e un terzo ha svolto gli stessi test dei primi due gruppi ma senza aver praticato l’attività di minivolley.

Le misurazioni, effettuate all’inizio e alla fine di ogni anno scolastico e al termine dello studio (una volta cioè che i ragazzi sono passati in prima media), hanno riguardato peso, massa grassa, abilità motorie, coordinazione e flessibilità. In tutte le prove i risultati migliori sono stati riscontrati nei ragazzi coinvolti nell’attività a partire dalla prima elementare, con parecchi punti percentuale di differenza rispetto ai compagni coinvolti soltanto in quarta e quinta, a loro volta in vantaggio su chi non ha preso parte alle attività sportive. Ai giovani studenti è stato inoltre somministrato un questionario per verificare la loro conoscenza dello sport e di un corretto stile di vita, risultata maggiore nei partecipanti al progetto.

Nessuna novità, come detto in precedenza, ma nuovi dati scientifici a sottolineare l’importanza di un’attività motoria – programmata – negli anni delle elementari. Dati che tristemente si scontrano con la realtà della Scuola primaria italiana, che non prevede ore curricolari di educazione fisica guidate da insegnanti qualificati. In altre parole, in molte scuole elementari italiane non si pratica proprio educazione fisica e in altre questa è affidata alle maestre, che non hanno competenze specifiche e spesso “sacrificano” mal volentieri un’ora di una qualsiasi altra materia.

Esistono le eccezioni, per esempio istituti che intraprendono progetti di insegnamento dell’educazione fisica avvalendosi di laureati SUISM. Si tratta in ogni caso di iniziative isolate, per un tema che meriterebbe invece provvedimenti a livello nazionale promossi dal Ministero dell’Istruzione; Ministero che da decine di anni ignora inspiegabilmente la questione, dimenticando forse i risvolti positivi – a livello di salute e quindi di risparmio per la sanità – di un’attività motoria praticata in età giovanile.

“La ricerca dell’Istituto di Medicina dello Sport mostra dati che fanno riflettere” ha affermato Valentina Vezzali ieri durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati del progetto, “un’attività programmata negli anni della scuola primaria è fondamentale, che sia minivolley o altro”. Dopo svariate medaglie olimpiche e mondiali Valentina Vezzali ha esteso il suo impegno sportivo anche in politica e da quando è entrata in Parlamento ha presentato proposte di legge per istituire l’insegnamento dell’educazione fisica alle elementari.

E in attesa che lo Stato produca qualcosa di concreto è la stessa campionessa azzurra a indicare una “via alternativa”. “Sono stata fortunata” ha proseguito, “perché ho avuto genitori che mi hanno spinto verso lo sport. A sei anni ero l’unica della mia classe a praticarne. E poi ho trovato un maestro eccezionale come Ezio Triccoli, capace di insegnare i gesti tecnici della scherma e di far appassionare alla disciplina tutti i suoi allievi”.

Dove la Scuola italiana non arriva devono quindi arrivare le famiglie e i tecnici. Le prime portando i loro figli fuori casa, nelle piscine, nelle palestre, sui campi, sulle piste di atletica o di ghiaccio. I secondi trasmettendo l’amore per la disciplina che insegnano. “Sport non significa necessariamente agonismo e medaglie” conclude Valentina Vezzali, “sport è benessere fisico e psicologico, impegno per raggiungere obiettivi, rispetto delle regole; e tanto divertimento”.

Foto di Andrea Provenzano

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