Rio 2016, una settimana di nuoto indimenticabile

News Nuoto Rio 2016

Pubblicato il: 14/08/2016


nuoto - Gregorio Paltrinieri

L’oro di Gregorio Paltrinieri nei 1500 e i bronzi di Gabriele Detti negli stessi 1500 e nei 400 stile libero, il quarto posto di Federica Pellegrini nei 200 stile e i due passaggi in finale con record italiano per le staffette veloce e mista femminili. Ecco i risultati positivi – al di là della mancata medaglia, la Pellegrini si è confermata una volta di più tra le migliori al mondo – della spedizione a Rio 2016 del nuoto azzurro. Non sufficienti per giudicare pienamente positive le Olimpiadi della squadra azzurra di nuoto, passata per troppe mancate qualificazioni a semifinali e finali e per un gran numero di brutte prestazioni. Quest’ultime dovute probabilmente alla (giustificabile) tensione del grande evento, che non risparmia i professionisti e neppure i campioni, all’influenza che ha colpito alcuni atleti negli ultimi giorni prima delle gare e, come hanno ammesso in molti, a una preparazione sbagliata. Un fattore abbastanza inspiegabile, considerando che i Giochi non sono soltanto l’appuntamento clou della stagione ma di un’intera carriera.

In definitiva, a parte le punte di diamante della nostra nazionale – gli splendidi Paltrinieri e Detti, la Pellegrini (detto del quarto posto, Federica ha nuotato alla grande in staffetta), e l’incompiuto Luca Dotto (incapace di mettere la ciliegina sulla torta di una stagione ottima) – l’Italia del nuoto ha dimostrato di non essere competitiva ai massimi livelli. Ha chiuso al nono posto nel medagliere dietro Stati Uniti, Australia, Ungheria, Giappone, Gran Bretagna, Cina, Canada e Svezia, con molte meno presenze nelle semifinali e nelle finali (individuali e di staffetta) rispetto alle nazioni che la precedono.

In ogni caso, la settimana nella vasca di Rio è destinata a rimanere nella storia dello sport, tra gli otto record mondiali, gli altri 14 primati olimpici, le sorprese e le innumerevoli storie di sport emerse dalle corsie dell’Aquatics Stadium. La 31esima edizione delle Olimpiadi sarà ricordata come quella del ritorno di Michael Phelps e dei suoi 5 nuovi ori (23 totali da Atene 2004, per 28 medaglie complessive). L’unico in grado di batterlo (nei 100 farfalla) è stato Joseph Schooling da Singapore, che ha regalato al suo paese il primo titolo olimpico della storia. Gira sul web una foto scattata otto anni fa a Pechino che ritrae Phelps – al top della carriera – e uno Schooling ragazzino e “innamorato” del grande campione. Raccoglierne il testimone in una delle sue gare preferite dev’essere stata una soddisfazione senza precedenti. Ma in tema di prime volte, anche il Kazakistan ha vinto a Rio la sua prima medaglia olimpica, per giunta d’oro, grazie ai fantastici 200 rana di un outsider, Dimitri Balandin.

La parte del leone a livello di medaglie l’hanno fatta secondo pronostico gli Stati Uniti, grazie ai protagonisti annunciati e a diversi altri atleti alla prima partecipazione ai Giochi (Maia Dirado, Ryan Murphy, Lilly King per citare alcuni esempi), figli di un incessante ricambio generazionale. Splendida dominatrice delle gare a stile libero con quattro ori, un argento e due primati del mondo è stata Katie Ledecky, appena 19enne e destinata a ricalcare le orme di Michael Phelps. Tante medaglie e prestazioni da record anche per l’incredibile Katinka Hosszu, tornata a casa con tre titoli e un argento, praticamente l’intero bottino dell’Ungheria. Da urlo i 100 rana del britannico Adam Peaty, unico al mondo capace di scendere (spesso e volentieri) sotto i 57″ sulla distanza, così come i 100 farfalla di Sarah Sjostrom, nuotati in 55″48 in una finale senza storia.

Le sorprese più belle sono arrivate dalla gara regina maschile e da quella femminile. La prima vinta dal 18enne australiano Kyle Chalmers, il più giovane di sempre a trionfare nei 100 stile libero dei Giochi; la seconda ex-aequo dalla coppia composta dalla canadese Penny Oleksiak, classe 2000, e dall’americana Simone Manuel, prima nuotatrice di colore a conquistare un oro olimpico. Nessuno di questi era favorito, specialmente nella prova femminile dove le australiane, già vincitrici della staffetta veloce con record del mondo, sembravano inarrivabili. Altra vittoria quasi inattesa quella del veterano statunitense Anthony Ervin nei 50 stile libero. Ervin, 35 anni e di un centesimo più veloce del più quotato francese Florent Manaudou, è tornato sul primo gradino del podio olimpico a 16 anni di distanza dal primo e unico successo individuale, conquistato sempre nei 50 stile a Sydney. Un’altra epoca, un’altra Olimpiade indimenticabile.

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