La vita è come andare in bicicletta: se vuoi restare in equilibrio, devi muoverti

Ciclismo News Sport e bambini

Pubblicato il: 19/09/2014


Giro d'Italia - Foto Massimo Pinca

Imparare ad andare sulle classiche due ruote è una tappa dell’infanzia obbligata, che solitamente rappresenta anche uno dei ricordi di condivisione e insegnamento più importanti, sia per i figli che per i genitori.
Per un bambino è il primo mezzo di trasporto autonomo, per l’educatore, che sia una mamma, un papà o un insegnate, diventa un pretesto per introdurre i più piccoli all’Ecologia e al Codice della Strada.
Oltre ad essere un divertimento, andare in bici è anche un modo sano per esplorare il mondo, per osservare in movimento tutto quello che ci circonda, dalle vie più familiari del proprio quartiere, fino alle piste ciclabili dei parchi urbani o ai sentieri immersi nella natura.

Perché non pensare alla bici anche come Sport da far praticare ai nostri figli?

Sul territorio nazionale operano numerosissime squadre così come tanta è l’attività promozionale di ogni Comitato Regionale della Federazione Ciclistica Italiana. Il Ciclismo, infatti, è lo sport più diffuso in Italia dopo il calcio, ma a differenza di quest’ultimo “non esiste la panchina, si è sempre tutti protagonisti! – Ha dichiarato Nino Dabbene, responsabile attività giovanile del Comitato Piemontese, che ha poi spiegato : “Si può scegliere principalmente tra due tipologie, Strada e Mountain-Bike (MTB). La prima disciplina si pratica con la bici da corsa partecipando a gare in circuito, a gincane sull’asfalto e a gare di velocità. Nel Mountain Bike, invece, si compete su sentieri non asfaltati, prati o boschi.”

Dal punto di vista psicofisico il ciclismo è uno degli sport che più sviluppa la coordinazione del bambino. “Dalla combinazione dei movimenti, al ritmo di reazione, dalla coordinazione oculo-muscolare, fino alle capacità di differenziazione, equilibrio e orientamento. Al di sopra di tutto, però, – ha sottolineato con passione Nino – l’aspetto più importante è che la bicicletta insegna la fatica, il sacrificio, cosa significa salire e scendere, non solo sulle strade di montagna, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri della vita. Molto spesso infatti sono gli stessi ciclisti a dichiarare che il nostro sport contribuisce a sviluppare l’autostima, la fiducia nelle proprie capacità, perché queste ultime saranno le armi per superare le difficoltà. Quando la strada diventa ripida, i muscoli fanno male e sembra che gli altri vadano più forte, solo chi crede fermamente in se stesso può riuscire a superare la crisi, a resistere o insistere, per rimanere o per portarsi nel gruppo dei primi.”

Non sembra troppo faticoso per un bambino?

“Tutto è a misura di bambino, che si può tesserare a partire da 5 anni, ma che fino a 7 non potrà partecipare ad attività agonistica. Gli allenamenti durano normalmente una o due ore e si svolgono un paio di volte la settimana.
La Federazione è molto attenta proteggere i bambini da un eccessivo sforzo fisico. Si sono fatti studi specifici, si è imposto l’uso di rapporti agili (pesantezza della pedalata) atti a non danneggiare la muscolatura e scelte distanze che i mini velocipedisti possono affrontare facilmente.
Inizialmente si insegna la padronanza della bici, con percorsi di abilità (gimcane) e ad affrontare gli eventuali ostacoli (curve pericolose, strettoie, volate di gruppo eccetera..). Dopo questa prima fase si passa ad allenamenti che permettano al giovane atleta di portare a termine una gara su una certa distanza che, su strada, varia da 3 a un massimo 18 km a seconda della categoria e dai 5 ai 20 minuti nel MTB.”

È pericoloso?

“Assolutamente no, sbucciature a parte. La pericolosità è limitata al pericolo di cadute. Le gare e gli allenamenti si svolgono solo su percorsi chiusi al traffico veicolare. Basterà poi utilizzare le dovute protezioni come casco, scarpe giuste, ginocchiere e gomitiere. Per quanto riguarda il discorso doping, è un fenomeno che purtroppo esiste in tutti gli sport, ma la Federazione Ciclistica è quella che lo combatte in modo più efficace. I controlli sono a livello maniacale, spesso a sorpresa e anche nelle categorie Esordienti, un’attenzione che non c’è in nessun altro sport. Questo sforzo però non viene mai evidenziato, forse perché non fa notizia.”

È uno sport individuale? Si favorisce in qualche modo la socializzazione?

“È vero che ognuno corre per sé, ma gli allenamenti vengono effettuati insieme compagni di squadra. Non dimentichiamo poi che può rappresentare un momento di condivisione familiare importante. Nelle categorie Giovanissimi, ad esempio, i genitori sono molto importanti perché i bambini si sentono molto più sicuri con loro accanto. Col passare del tempo inoltre si creano amicizie tra i ragazzi, le famiglie e la gara diventa solo una scusa per ritrovarsi e passare la giornata all’aria aperta”.

Il lungo viaggio alla ricerca di se stessi viene meglio se si è in compagnia e su due ruote.
Insomma come si suol dire: “Hai voluto la bicicletta? E adesso pedala…”

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